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Calcio | Dilettanti | 1a Categoria

Due chiacchiere con Pierluigi Arcuri

21/07/2022


Due chiacchiere con Pierluigi Arcuri

Pierluigi Arcuri, classe 1974, confermatissimo alla guida della Ceretolese, dopo un'ottima stagione disputata nel girone G di 1a Categoria

Intanto sei alla terza stagione sulla panchina della Ceretolese...

"Buongiorno Mirco, si questo è di fatto il mio terzo anno alla Ceretolese dopo ovviamente il primissimo segnato dalla famosa interruzione Covid e poi quello appena trascorso. Ci apprestiamo a ripartire per la prossima stagione con degli obbiettivi ben precisi, voluti dal sottoscritto, dalla società e soprattutto dai giocatori stessi che sono stati encomiabili per tutto quello che hanno fatto vedere l’anno scorso e sono stati soprattutto loro a darci la carica e le motivazioni per il prossimo campionato. Peccato non aver raggiunto i Play Off. Bisogna però sottolineare che l’anno scorso siamo ripartiti da zero, programmando per bene, per poi provare ad andare a colpo sicuro quest’anno. Purtroppo non abbiamo la possibilità di far girare determinati rimborsi e quindi c’è bisogno di pazienza, di lavoro e professionalità, e devo dire che queste peculiarità non sono affatto mancate da parte di tutti. Le migliori risposte vengono sempre dai giocatori e di questo ne vado orgoglioso".

Dopo Zola Predosa ti avevano perso un po’ dai radar…

"È vero in parte. Dopo quella situazione, che evito di raccontare, ho avuto la possibilità di lavorare in determinati ambiti calcistici, mi sono ritrovato a collaborare con la nazionale del beach soccer del C.T. Massimiliano Esposito e, per un soffio, non è riuscito a portarmi a Baku per i Giochi Europei del 2015. Ho avuto la possibilità di andare a Budapest con Dario Di Donato, che all’epoca era il secondo di Vierchowod all’Honved, e vedere applicati alcune dei miei lavori su una squadra di serie A ungherese. Quando stai in certi ambiti, e magari hai anche qualcosa da raccontare, è facile ritrovarti a far parte di squadre importanti. Durante la mia esperienza con la Nazionale di Beach Soccer, ho conosciuto Davide Bertaccini (ex portiere del Cervia ai tempi di Campioni, nonché dell’Imolese), che, dopo qualche mese, ha parlato di me ai dirigenti dell’Imolese e quindi mi sono ritrovato in serie D. Ho avuto modo di crescere tanto e di stare a contatto con veri professionisti, in modo particolare Guido Pagliuca. l'attuale allenatore del Siena. Dopo un paio di mesi, forse tre, mi propongono di diventare il secondo di Guido in prima squadra. Sinceramente non me la sono sentita di abbandonare il mio attuale lavoro per dedicarmi h24 all’Imolese e quindi ho continuato a fare l’analista tattico e studiavo i vari sistemi di gioco approfondendo tanto, perché in serie D ci sono moltissimi allenatori e giocatori di rilievo. E poi c’è stata la parentesi Sasso Marconi, sempre in D, come secondo di Moscariello. Lo ringrazierò sempre per quello che ha fatto sin da subito, ossia darmi letteralmente le chiavi dello spogliatoio e permettermi di allenare e gestire le sedute. Questo per me è stato molto importante, ho portato le analisi tattiche, i video in un gruppo che ha apprezzato e scoperto cose nuove. Ricordo con piacere tutti i ragazzi di allora, da Della Rocca a Boccaccini, Noselli e tanti altri di cui adesso mi sfugge il nome che ora giocano in Eccellenza, Promozione ecc..."

Tornando al presente, la Ceretolese immagino voglia confermare il buon campionato della passata stagione...

"Si esatto, lo dicevo prima. Quest’anno a Ceretolo vogliamo fare ancora meglio. Sono un allenatore che pretende tanto da se stesso e quindi dai ragazzi e questo lo hanno apprezzato. La cosa che più mi piace è vedere nei giocatori la determinazione di voler fare un ottimo campionato considerando che ci sono società capaci di investire 10 volte tanto rispetto alla nostra realtà. Da quando sono arrivato a Ceretolo, insieme al ds Domenichini ci siamo fatti letteralmente il mazzo per ricreare una squadra da zero, con giocatori nuovi, motivati e di valore soprattutto morale, che a questi livelli è un valore assoluto".


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Come hai gestito da allenatore tre stagioni rovinate dal Covid?

"La gestione del Covid è stata semplice per noi dello staff, un po meno per i ragazzi. Ricordo soprattutto il primo anno. Dopo la sosta forzata ci siamo ritrovati verso gennaio per delle partitelle e soprattutto per cercare di non distruggere il gruppo. Ovviamente l’anno appena trascorso è stato determinato da un oculato lavoro atletico da parte del Prof. Federico Nalin, perché riprendere dopo quasi 2 anni di stop non era facile ma noi pensiamo di esserci riusciti e di non aver creato danni muscolari ai ragazzi".

Da mister non hai mai nascosto l’ambizione, in futuro, di riproporti in categorie superiori...

"Ti rispondo in modo chiaro e preciso. Purtroppo nel calcio, e soprattutto nel nostro, non esiste la meritocrazia. Io alleno una Prima Categoria ma in passato ho fatto esperienze diametralmente opposte, credo di meritare qualcosa in più ma adesso devo dimostrare di essere un valido allenatore in questa categoria e poi chissà, so solo che quando sono stato chiamato in causa ho risposto sempre presente. Sai perché mi trovo a Ceretolo? Non perché qualcuno mi conoscesse, semplicemente perchè il mio preparatore atletico Nalin sapeva di cosa mi occupassi negli anni e, vedendoci in palestra praticamente ogni giorno, mi chiedeva sempre di andare a Ceretolo. Sinceramente non potevo dire di si, ma semplicemente per il fatto che stavo in altri ambiti. Poi quando ho capito che, dopo alcuni anni, non ti chiamava nemmeno un Terza Categoria, ho deciso di accettare e di cimentarmi in un campionato che non conoscevo affatto, con tutti i dubbi e perplessità del caso. Siccome sono uno che vive di scommesse e adora le sfide, eccomi qua. Ma per riprendere il senso della tua domanda, non sono io che devo propormi, dovrebbero essere gli addetti ai lavori ad approfondire le conoscenze sugli allenatori, perché di bravi in giro ce ne sono tanti, ma purtroppo non abbiamo qualcosa da portare o proporre, quindi dobbiamo lavorare nelle categorie più basse sperando che qualcuno si accorga che, dietro a dei risultati, c’è un lavoro e, nel mio caso, soprattutto da campo, che alla lunga paga. Ovunque sia andato ho sempre rimesso a posto le cose, Zola in Promozione, Sasso in D, ma questo non basta, purtroppo con i tempi che corrono a noi allenatori viene chiesto altro, ed è meglio che mi fermo qui".

Concludendo, un tuo pensiero su come migliorare il “nostro” calcio...

"Beh, come accennavo prima, ci vorrebbe più conoscenza sugli allenatori oltre che sui giocatori. Bisognerebbe ritornare indietro di molti anni, quando esistevano i presidenti che mettevano soldi, pagavano un ds che sceglieva l’allenatore e tutti avevano delle responsabilità. Se sbagliavi pagavi. Questo era un bel modo di lavorare. Oggi l’allenatore viene scelto in base ad altri criteri che evito di dire, ovviamente non parlo per tutti. Per esempio, nella città in cui vivo, girano sempre, e da sempre, gli stessi nomi, ma il bello di tutto questo è che tutti sanno chi davvero allena per meriti e chi per altri fattori, e questo ti fa rodere di brutto perché non c’è medicina purtroppo".

A questo punto ti auguro un grosso in bocca al lupo per la nuova stagione sportiva...

"Grazie! Permettimi di ringraziare di cuore la società Ceretolese, dal Presidente, al Direttore Tecnico, al Ds ecc..., perché credo che sia rimasta tra quelle poche società che non accetta compromessi, ed è un piacere lavorare in un ambiente sereno. Ma non potevo concludere senza ringraziare di cuore i miei ragazzi. Loro non lo sanno, ma non vedo l’ora di rivederli per fine agosto. E poi il mio staff di illegali: dal mio preparatore atletico Federico Nalin, dal preparatore dei portieri Simone Cappelletti, dal mio collaboratore tecnico Davide Iannucci, ed infine, ma solo perché è una new entry, il mio nuovo secondo Riccardo Carobbi. Come vedi ho uno staff che fa invidia...".


Mirco Mariotti