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Intervista a coach Cecchini: "Supportare i giovani dentro e fuori dal campo"

Intervista a Roberto Cecchini, ideatore di un nuovo progetto cestistico che non ha mire esclusivamente sportive

Di ALPAN

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03/08/2023

Intervista a coach Cecchini: "Supportare i giovani dentro e fuori dal campo"

nella foto: coach Roberto Cecchini

Abbiamo intervistato Roberto Cecchini, coach e ideatore di una nuova squadra di basket che nasce dalla sinergia tra i Bees Pesaro e parte dell'ex dirigenza dell'Ignorantia.

Coach Cecchini vanta un'esperienza da allenatore in tante squadre della nostra città come Stella Rossa, Teste Matte, Basket Giovane, Delfino e Ignorantia. Il progetto cestistico da lui avanzato si contraddistingue perché non ha mire esclusivamente sportive... scopriamo i dettagli nell'intervista.

La tua presenza sulle panchine dei parquet risale all’era prepandemica, quali sensazioni provi nel tornare ad allenare e a ricalcare i campi da basket? E quali differenze hai notato, se ci sono, nel basket dilettantistico tra il pre e il post pandemia?

La pandemia ha favorito il lavoro sul singolo e sui piccoli gruppi pertanto i giocatori di tutti i livelli hanno migliorato l'aspetto dei fondamentali e della cura ai dettagli. Nell'era prepandemica il gioco era globale, di velocità e senza cura dei dettagli, soprattutto nel settore giovanile. Ora c'è una riscoperta pure del gioco vicino a canestro non solo per fini realizzativi ma anche per creare situazioni di gioco.

Seneca scriveva "Non c'è vento favorevole, se non sappiamo dove ci conduce" . Pertanto l'allenatore deve sapere sempre dove andare, a tal proposito, ti chiedo qual'é la tua idea di basket in generale?

L'allenatore deve sapere dove e come andare. Tuttavia quando serve, deve avere il coraggio di cambiare rotta ed essere flessibile. Come un sarto che cuce un vestito su misura, l'allenatore deve adeguare il suo gioco ai giocatori che ha a disposizione. E soprattutto... quando i giocatori non sono convinti di fare una determinata cosa, non bisognerebbe insistere, anche se in quel momento si pensa che quella sia la migliore scelta da fare.

A me piace un basket aggressivo e in contropiede, però in modo ragionato e organizzato. Quindi un tipo di basket che esalta e dà spettacolo, lasciando comunque una certa inventiva al singolo giocatore ma senza evadere dal cerchio di un'organizzazione globale.

Chi ti conosce sa che l'aspetto mentale è un punto a cui tieni molto. Quanto conta la "testa" dei giocatori in una partita?

L'aspetto mentale conta, soprattutto quando si è dentro la situazione. Pertanto sono ammesse critiche da parte dei giocatori a patto che siano costruttive. Per me essere mentalmente adatti significa essere sempre nella situazione in cui si vive.

La cosa peggiore è quando la squadra non è dentro la situazione o quando tra allenatore e giocatori non c'è quel comune camminare. Soprattutto, in partite da dentro o fuori, quando non hai margine di errore, l'aspetto mentale è importantissimo per saper gestire la tensione e concentrarsi su quello che c'è da fare senza guardare il contesto e i fattori esterni che fanno da contorno a una partita. 

Ora parliamo della nuova squadra che esordirà nel campionato di Promozione, cosa ti ha spinto ad avventurarti in questo progetto?

Mi ha spinto la voglia di allenare e, in particolar modo, di costruire un progetto che ho presentato personalmente alla ex dirigenza dell'Ignorantia (alcuni di loro avevano voglia di rimettersi in gioco) e ai responsabili dei Bees, i quali hanno accolto la mia iniziativa con grande entusiasmo.
Mi sono voluto impegnare in questa avventura perché credo che ci sia un patrimonio di ragazzi che non sono previsti nelle squadre "elite", che sono impegnati nello studio o che "hanno perso la via" ma hanno la voglia di giocare e di esprimersi tramite la pallacanestro. Ora, grazie alla nascita di questa nuova squadra, avranno una possibilità in più per dimostrare il loro potenziale sul parquet.

Penso che questo progetto sia una cosa buona e funzionale, perché nel nostro Paese si criticano tanto i giovani ma concretamente non esistono i presupposti per farli maturare bene. Soprattutto in un contesto in cui li disegna forti ma che, in realtà, risultano più vulnerabili di altri perché sottoposti a più stimoli di ogni genere. 

Quali obiettivi vorresti raggiungere?

L'obiettivo dunque è riportare questi giovani in palestra coadiuvati da qualche giocatore senior che faccia da chioccia e li rafforzi in campo e fuori. Quindi creare un gruppo e trasformarlo in una vera squadra sotto tutti i punti di vista in particolar modo quello tecnico e mentale. 

Un altro target sarà anche quello di vincere le partite sul campo, perché nella gioia e nella vittoria si cresce meglio. E se ci saranno delle sconfitte punteremo a non mollare mai e a rialzarci sempre e comunque.

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