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Calcio | Dilettanti | 1a Categoria

Due chiacchiere con Pierluigi Arcuri

Di Mirco Mariotti

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21/07/2022



Come hai gestito da allenatore tre stagioni rovinate dal Covid?

"La gestione del Covid è stata semplice per noi dello staff, un po meno per i ragazzi. Ricordo soprattutto il primo anno. Dopo la sosta forzata ci siamo ritrovati verso gennaio per delle partitelle e soprattutto per cercare di non distruggere il gruppo. Ovviamente l’anno appena trascorso è stato determinato da un oculato lavoro atletico da parte del Prof. Federico Nalin, perché riprendere dopo quasi 2 anni di stop non era facile ma noi pensiamo di esserci riusciti e di non aver creato danni muscolari ai ragazzi".

Da mister non hai mai nascosto l’ambizione, in futuro, di riproporti in categorie superiori...

"Ti rispondo in modo chiaro e preciso. Purtroppo nel calcio, e soprattutto nel nostro, non esiste la meritocrazia. Io alleno una Prima Categoria ma in passato ho fatto esperienze diametralmente opposte, credo di meritare qualcosa in più ma adesso devo dimostrare di essere un valido allenatore in questa categoria e poi chissà, so solo che quando sono stato chiamato in causa ho risposto sempre presente. Sai perché mi trovo a Ceretolo? Non perché qualcuno mi conoscesse, semplicemente perchè il mio preparatore atletico Nalin sapeva di cosa mi occupassi negli anni e, vedendoci in palestra praticamente ogni giorno, mi chiedeva sempre di andare a Ceretolo. Sinceramente non potevo dire di si, ma semplicemente per il fatto che stavo in altri ambiti. Poi quando ho capito che, dopo alcuni anni, non ti chiamava nemmeno un Terza Categoria, ho deciso di accettare e di cimentarmi in un campionato che non conoscevo affatto, con tutti i dubbi e perplessità del caso. Siccome sono uno che vive di scommesse e adora le sfide, eccomi qua. Ma per riprendere il senso della tua domanda, non sono io che devo propormi, dovrebbero essere gli addetti ai lavori ad approfondire le conoscenze sugli allenatori, perché di bravi in giro ce ne sono tanti, ma purtroppo non abbiamo qualcosa da portare o proporre, quindi dobbiamo lavorare nelle categorie più basse sperando che qualcuno si accorga che, dietro a dei risultati, c’è un lavoro e, nel mio caso, soprattutto da campo, che alla lunga paga. Ovunque sia andato ho sempre rimesso a posto le cose, Zola in Promozione, Sasso in D, ma questo non basta, purtroppo con i tempi che corrono a noi allenatori viene chiesto altro, ed è meglio che mi fermo qui".

Concludendo, un tuo pensiero su come migliorare il “nostro” calcio...

"Beh, come accennavo prima, ci vorrebbe più conoscenza sugli allenatori oltre che sui giocatori. Bisognerebbe ritornare indietro di molti anni, quando esistevano i presidenti che mettevano soldi, pagavano un ds che sceglieva l’allenatore e tutti avevano delle responsabilità. Se sbagliavi pagavi. Questo era un bel modo di lavorare. Oggi l’allenatore viene scelto in base ad altri criteri che evito di dire, ovviamente non parlo per tutti. Per esempio, nella città in cui vivo, girano sempre, e da sempre, gli stessi nomi, ma il bello di tutto questo è che tutti sanno chi davvero allena per meriti e chi per altri fattori, e questo ti fa rodere di brutto perché non c’è medicina purtroppo".

A questo punto ti auguro un grosso in bocca al lupo per la nuova stagione sportiva...

"Grazie! Permettimi di ringraziare di cuore la società Ceretolese, dal Presidente, al Direttore Tecnico, al Ds ecc..., perché credo che sia rimasta tra quelle poche società che non accetta compromessi, ed è un piacere lavorare in un ambiente sereno. Ma non potevo concludere senza ringraziare di cuore i miei ragazzi. Loro non lo sanno, ma non vedo l’ora di rivederli per fine agosto. E poi il mio staff di illegali: dal mio preparatore atletico Federico Nalin, dal preparatore dei portieri Simone Cappelletti, dal mio collaboratore tecnico Davide Iannucci, ed infine, ma solo perché è una new entry, il mio nuovo secondo Riccardo Carobbi. Come vedi ho uno staff che fa invidia...".


Mirco Mariotti

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